Primo Maggio 2020 – Festa di San Giuseppe Lavoratore: dacci oggi il nostro pane quotidiano!

Carissimi Genitori,
 
il lavoro è una dimensione fondamentale della nostra vita. In questo tempo di incertezza e di paura ne sentiamo con forza l’importanza ed il valore.​ In occasione della festa di San Giuseppe lavoratore, siamo soliti ritrovarci a pregare con il nostro Vescovo. Quest’anno non è possibile stare assieme in un’azienda, ma dalle nostre case possiamo trasformare la nostra Diocesi in un grande laboratorio ed essere solidali nella preghiera per il lavoro.
 
Condividiamo pertanto una traccia di preghiera semplice dal titolo “Dacci oggi il nostro pane quotidiano”  e un video-preghiera che la ripropone https://www.youtube.com/watch?v=tYJYmsHSFIk&feature=youtu.be, proposte entrambe da Suor Italina Parente, vice-direttore dell’Ufficio per l’Impegno Sociale della Diocesi di Brescia.
 
Solidali nel lavoro, solidali nella preghiera per il lavoro. Buona Festa del Lavoro.
 
 
 
Primo Maggio 2020 – Festa di San Giuseppe Lavoratore: dacci oggi il nostro pane quotidiano!
 
Introduzione: Sospesi nell’incertezza. È questa la condizione in cui ci sentiamo immersi a causa della pandemia del COVID-19. E tutto quello che non sappiamo alimenta la nostra insicurezza e moltiplica le nostre domande. In che condizioni sarà il settore del turismo, della ristorazione, il mondo della cooperazione e il Terzo settore, la filiera dell’agricoltura e del settore zootecnico, le ditte che organizzano eventi, il settore della cultura, le piccole e medie imprese che devono competere a livello globale?
 
Quanti non riusciranno a ripartire e quanti rischieranno di rimanere senza lavoro? In che modo dovremo vivere il nostro lavoro? Sono solo alcune delle domande che si ripetono in noi. Insieme dobbiamo abitare le domande per imparare ad assumere uno sguardo diverso, definire nuove priorità e scegliere la direzione in cui andare.
 
Alcune luci che ci aiutano ad orientarci possiamo intravederle nel nostro vissuto recente.
In questo tempo abbiamo avuto la possibilità di riscoprire l’unità della famiglia umana, di vedere come necessariamente servono risposte coordinate perché tutto è connesso e nessuno può pensare di cavarsela da solo.
 
Abbiamo sperimentato la fragilità smascherando l’illusione di poter trovare una soluzione tecnica a tutto, senza scomodarci più di tanto e in tempi brevi; abbiamo constatato l’importanza della qualità del legame che ci unisce e come la vita di ciascuno sia affidata alla responsabilità degli altri. Abbiamo visto come l’etica nel lavoro fa la differenza.
 
In tutti coloro che hanno continuato a svolgere il proprio lavoro con grande professionalità e dedizione, in tutti coloro che hanno cercato in ogni modo di evitare che qualcuno rimanesse indietro, in ogni uomo e donna che con responsabilità e creatività hanno cercato di mettersi in gioco superando la mera logica del guadagno e del benessere personale abbiamo riscoperto una risorsa fondamentale: la fiducia, la fondamentale fiducia nella vita che consente alle persone di impegnarsi.
 
Ci siamo concretamente accorti che il lavoro non è solo un modo per guadagnare. Ci sono
domande di senso che vanno al di là del reddito; Il lavoro ha un significato antropologico e sociale, è ambito di espressione di senso e di valori, di umanità. C’è di mezzo la vocazione di ciascuno! In quella originaria vocazione al lavoro trova ragione il nostro voler accogliere questo tempo di crisi come tempo “che ci obbliga a riprogettare il nostro cammino, a darci nuove regole e a trovare nuove forme di impegno, a puntare sulle esperienze positive e a  rigettare quelle negative. La crisi diventa così occasione di discernimento e di nuova progettualità” (Caritas in veritate 21).
 
Abbiamo bisogno di uno sguardo nuovo, che ci consenta di trovare la forza di allontanarci da modelli di sviluppo e concezioni dell’economia che alimentano disuguaglianze, esclusioni e degrado ambientale. Abbiamo bisogno di una spiritualità che dia forma ad una resistenza  di fronte all’avanzare del paradigma tecnocratico (LS 111).
 
Ed è per questo che nella festa di San Giuseppe Lavoratore, nella festa del lavoro, vogliamo pregare. Preghiamo non per fuggire dalla realtà, non per eliminare l’incertezza, ma per guardare a Gesù ed imparare un modo di stare al mondo e nel lavoro, per imparare a farci prossimo, a vivere la nostra fragilità con uno sguardo nuovo, capace di trasformarla in strumento per trasmettere l’amore incondizionato per ogni essere umano e per ogni creatura.
 
La crisi solo così non ci ruberà la speranza, la possibilità di un nuovo inizio. In occasione della festa di San Giuseppe Lavoratore, siamo soliti ritrovarci a pregare con il nostro Vescovo. Oggi non è possibile stare assieme in un’azienda, ma possiamo trasformare la nostra Diocesi in un grande laboratorio e unire la preghiera che esce dalle nostre case per formare un intreccio di grazia che attraversa ogni luogo.
 
GUIDA: Ci ritroviamo nel nostro angolo di preghiera, accendiamo una candela e apriamo la Bibbia, per rischiarare le tenebre dell’incertezza, del dubbio e della paura in cui ci sentiamo avvolti. Accanto mettiamo un oggetto simbolo del nostro lavoro e un contenitore vuoto che esprime le mancanze di cui soffre il mondo del lavoro in questo tempo. Favoriamo il silenzio fuori e dentro di noi…. Ci lasciamo abbracciare dal segno della nostra salvezza
 
TUTTI: Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Amen
 
GUIDA: I discepoli dissero a Gesù “Signore, insegnaci a pregare” e Gesù consegnò loro le parole del Padre nostro. Con queste parole, nella ricorrenza del primo maggio, dalle nostre case, affidiamo a Dio le preoccupazioni e le speranze del mondo del lavoro.
 
PADRE NOSTRO
 
GUIDA: Ci rivolgiamo a te, nostro Dio e ti chiamiamo Padre. Ci mettiamo davanti a te, fonte di ogni vita e ti lodiamo perché nella consapevolezza di essere tuoi figli comprendiamo la verità della nostra esistenza: la felicità è possibile per tutti e per ciascuno solo vivendo da fratelli.
 
TUTTI: Dio -Padre creatore, Spirito sempre all’opera, Cristo Gesù carpentiere a Nazareth- come figli, creati a tua immagine, fa che possiamo assomigliarti costruendo relazioni sociali ed economiche giuste, fondate sul lavoro, solidali tra i popoli, in armonia con la natura, capaci di alleanza tra generazioni.
 
CHE SEI NEI CIELI
 
GUIDA: Una distanza, che, in questo tempo, a volte sentiamo incolmabile! L’isolamento e il non poter incontrare i colleghi di lavoro amplifica la nostra solitudine. La mancanza della scansione abituale delle nostre giornate ci lascia smarriti ed irrequieti. L’aver perso la nostra attività lavorativa ci schiaccia sotto lo spettro della povertà e dell’incertezza. L’incognita di come sarà il lavoro di domani ci paralizza in un presente senza tempo in cui
prevale il nostro sentirci inadeguati. Il sacrificio di tante persone morte sul luogo di lavoro,
uomini e donne che hanno offerto la vita compiendo il loro dovere, interpella il senso della
nostra esistenza.
 
TUTTI: Padre del cielo e della terra rendici capaci di abitare la complessità del nostro tempo. Donaci la pazienza di attendere che le lacrime puliscano i nostri sguardi e il coraggio di lasciarci convertire dalla storia, già toccata dal tuo cielo.
 
SIA SANTIFICATO IL TUO NOME
 
GUIDA: Sono tanti i lavoratori e le lavoratrici che con competenza e dedizione compiono il loro servizio e rendono visibile un amore che ci supera, in particolare i medici, l’intero personale sanitario e ausiliario, gli operatori dei servizi e delle attività essenziali, gli agenti delle Forze dell’ordine, la Protezione Civile, gli scienziati, i ricercatori, le imprese che hanno riconvertito la loro produzione, gli amministratori e i governanti.
 
TUTTI: Padre Santo, nella gioia di un lavoro ben fatto, donaci di sperimentare la bellezza della nostra santità.
 
VENGA IL TUO REGNO, SIA FATTA LA TUA VOLONTA’
 
GUIDA: Noi crediamo nel tuo regno, Padre, anche dove e quando è difficile vederlo. Esso cresce misteriosamente, per tuo dono e per la buona volontà non solo degli altri ma anche mia. Non possiamo dimenticare la sofferenza di chi ha cessato l’attività, la precarietà di tanti contratti, lo sfruttamento dei poveri, l’inequità delle condizioni lavorative e retributive, la
disperazione e l’apatia di chi non sa più perché vivere e perché morire.
 
TUTTI: Padre buono, ti ringraziamo per i tanti volontari impegnati ad alleviare le difficoltà delle persone più fragili, per quanti hanno elargito beni e denaro con generosità. Vogliamo non accomodarci sui nostri divani e con profondo senso civico ci impegniamo a vivere tutta la solidarietà che ci è possibile. Sostieni la nostra creatività per trovare nuove forme di solidarietà capaci di realizzare il tuo Regno.
 
DACCI OGGI IL NOSTRO PANE QUOTIDIANO
 
GUIDA: Abbiamo fame e tanta gente ha più fame di noi. Fame di pane, anzitutto. Fame di affetto e amore, di speranza e futuro. L’esperienza ci insegna che il pane sovrabbonda per tutti e su nessuno grava la vergogna della povertà, se ciascuno ha accesso al sapere e al lavoro e le ricchezze sono equamente distribuite.
 
TUTTI: Padre provvidente, vogliamo crescere nella capacità di collaborare e di renderti grazie per il lavoro ed il pane di ogni giorno.
 
RIMETTI A NOI I NOSTRI DEBITI COME NOI LI RIMETTIAMO AI NOSTRI DEBITORI
 
GUIDA: Spesso prevale il nostro egoismo, siamo troppo sicuri di quello che facciamo e pensiamo, ci illudiamo che il nostro benessere possa sussistere senza il rispetto di quello altrui e di tutta la creazione. Contrapponiamo beni come il profitto, la salute, il lavoro, la previdenza, la famiglia, la vita… senza rispettare la loro connessione e la gerarchia di servizio che li lega.
 
TUTTI: Padre misericordioso, illumina le nostre coscienze, dona autenticità evangelica alle nostre scelte, fa che le nostre azioni siano segni di riconciliazione in noi e nelle relazioni con tutto il creato.
 
NON CI ABBANDONARE ALLA TENTAZIONE
 
GUIDA: Siamo presi dalla tentazione di considerare questo tempo di pandemia un incubo da cui poterci svegliare per tornare alla vita di prima. La nostalgia e il rimpianto del nostro ordinario accrescono la presunzione di bastare a noi stessi e ci sviano verso la ricerca di note, seppure effimere, sicurezze che ci mettono in spietata competizione tra singoli e tra popoli.
 
TUTTI: Padre della storia, scegliamo di stare dentro questo tempo, senza sottrarci alla nostra fragilità nel comprendere, senza affrettare soluzioni preparate secondo vecchie ricette e lasciando spazio alla novità che attraverso di noi vorrai generare.
 
LIBERACI DAL MALE
 
GUIDA: Ti chiediamo che il male non vinca dentro di noi e contro di noi. Liberaci dalle strutture di peccato che imprigionano nella cupidigia i nostri sistemi economici e finanziari.
 
TUTTI: Padre onnipotente, sostieni le imprese che hanno il coraggio di scelte etiche, che sostengono l’innovazione, che assieme al profitto promuovono la sostenibilità sociale ed ambientale. Rafforza l’opera di tutti gli uomini e le donne che hanno il coraggio di essere profeti di uno sviluppo integrale e solidale.
 
Canto: “Il mio futuro vive dentro te